Dalle pandemie alla perdita di biodiversità, il report shock del WWF

Dalle pandemie alla perdita di biodiversità

Dove ci sta portando il consumo di carne

Il report del WWF sui danni del consumo sfrenato

A CURA DI: I. Pratesi, E. Alessi
TESTI DI: E. Alessi, M. Antonelli, F. Ferroni, I. Pratesi
REVISIONE SCIENTIFICA: S. Leopardi

WWF Italia, luglio 2021

Non è facile parlare degli impatti del sistema agroalimentare.
È quel sistema che porta nelle nostre case il mondo della terra e del mare, i frutti del lavoro di centinaia di milioni di persone, i benefici di ecosistemi vicini e lontani.


Il cibo è il sapore della vita per miliardi di persone.


Eppure proprio questo sistema, sfuggito dalle mani sapienti dei contadini ed entrato negli ingranaggi voraci di sistemi economici ed industriali globali – guidati da un’umanità in crescita esponenziale – si è trasformato in un letale nemico di foreste, oceani, biodiversità e, non ultimo, della nostra stessa salute.

L’80% della ricchezza e della diversità di vita che stiamo perdendo è imputabile a come viene coltivato, allevato, trasportato, trasformato, distribuito e sprecato tutto quello che mangiamo. Allo stesso tempo gli animali commerciati insostenibilmente o allevati per la nostra alimentazione sono, in tutto il mondo, pericolose fonti di malattie zoonotiche e di altre minacce per il Pianeta e per la nostra stessa specie.


Ecco quindi che il primo a salire sul banco degli imputati è il nostro consumo di carne e altri derivati animali.
Negli ultimi decenni l’aumento della popolazione umana, la crescita dei redditi e i cambiamenti nelle preferenze dei
consumatori, hanno portato ad un aumento globale del consumo di carne, uova e latticini. Le produzioni, in molti paesi del
mondo, sono diventate intensive con il risultato che mai prima d’ora così tanti animali erano stati allevati per i bisogni di così tante persone e mai prima d’ora la nostra salute e il nostro futuro sono stati tanto a rischio.

La nostra stessa sopravvivenza su questo Pianeta ci pone oggi l’obbligo – prima che sia troppo tardi – di ripensare
il nostro sistema alimentare globale a partire dagli allevamenti intensivi.

Di tutti i sistemi umani che utilizzano a proprio beneficio le risorse naturali, quello che più è responsabile della crisi ecologica che stiamo affrontando è il sistema alimentare. Almeno l’80% della perdita di biodiversità dipende dall’agricoltura, dimostrando come le scelte alimentari possano avere un effetto determinante sulla presenza e abbondanza
delle altre specie e sullo stato degli ecosistemi in cui vivono. Cosa mangiamo, dove e come lo produciamo, come lo trasportiamo e consumiamo sta determinando il collasso dei sistemi naturali.

soltanto il 30% della biomassa degli uccelli del Pianeta è costituito da specie selvatiche, il restante 70% è pollame da
allevamento; ogni anno nel mondo vengono macellati a scopo alimentare 50 miliardi di polli, in grandissima parte (oltre il
70%) sono animali allevati in maniera intensiva (e sembra che questo numero sia destinato a salire, visto che il consumo di
carne di pollo sta crescendo, soprattutto nei Paesi emergenti).

Tra i mammiferi, le proporzioni fanno ancora più impressione: il 60% del peso dei mammiferi sul Pianeta è costituito da
animali da allevamento (bovini e suini), il 36% da umani e il 4% appena da mammiferi selvatici2. Questo vuol dire che per
1 kg di mammiferi selvatici ci sono 15 kg di mammiferi allevati dall’uomo.

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