Economia Solidale, al centro la liberazione collettiva
Condividiamo qui un articolo apparso su New Internationalist, a cura della Solidarity Economy Association (UK). Spiega bene perché oggi più che mai abbiamo bisogno di una – o meglio più – economia solidale, viva, libera (e liberatrice), a fianco delle lotte e delle costruzioni di alternative. Per questo vanno moltiplicati i circuiti, le reti, i distretti, le comunità solidali e le cooperazioni territoriali, come cerchiamo di fare attraverso RIES. Da oggi abbiamo un piccolo strumento in più: un bando per stimolare e co-finanziare iniziative collaborative di economia solidale nei territori. Ma lasciamo la parola ai solidali d’Oltremanica…
Viviamo in un’epoca di crisi multiple. L’emergenza climatica minaccia seriamente la sopravvivenza dell’umanità, aggravando ingiustizie, sfruttamento, povertà e vulnerabilità. E la crisi globale del costo della vita sta spingendo sempre più persone verso la precarietà. Sebbene queste crisi siano spesso dipinte come nuove e contemporanee ovvero come conseguenze cumulative di sistemi distruttivi secolari, coloro che sono stati in prima linea nell’emarginazione causata dall’attuale ordine mondiale, radicato nella colonizzazione e nel capitalismo, hanno sempre saputo, per citare gli zapatisti, che questa casa è in fiamme da molti secoli.
Trovare soluzioni e alternative a questo sistema distruttivo è stata quindi una necessità per le comunità di tutto il mondo. Dalle Pantere Nere negli Stati Uniti alle comuni contadine in Spagna, dagli Zapatisti in Messico al movimento globale Occupy, dai lavoratori senza terra in Brasile ai palestinesi occupati, dagli abitanti delle baracche in Sudafrica ai Diggers nel Regno Unito, dal Rojava alla Cooperazione Jackson in Mississippi, la resistenza alla dominazione coloniale e capitalista è abbondantemente diffusa. Una cosa che hanno tutti in comune è l’attenzione all’economia solidale, come percorso cruciale verso l’autonomia e la costruzione di un mondo più giusto.
L’economia solidale è una forma organizzativa che mette al centro la liberazione collettiva attraverso il soddisfacimento dei nostri bisogni materiali in modo cooperativo, rompendo al contempo la dipendenza e la precarietà che i sistemi capitalistici creano e mantengono. Le economie solidali si basano su soluzioni pratiche costruite da zero da particolari comunità per soddisfare i loro bisogni specifici nell’immediato, ma anche per immaginare un’autonomia a lungo termine. Per fare questo, integrano tre strategie comuni per il cambiamento sociale: la sfida alle istituzioni dominanti, la trasformazione personale e la costruzione di istituzioni alternative. L’interazione e l’equilibrio tra queste strategie è interpretato in modo diverso in ogni contesto politico.
Se da un lato le economie solidali sono intrinsecamente basate sul luogo, in quanto rispondono alle esigenze locali delle loro particolari comunità, dall’altro danno valore alla costruzione di coalizioni e alla solidarietà internazionale fondata su principi condivisi, tra cui la giustizia sociale, razziale e ambientale, la democrazia, il rispetto, l’interdipendenza e il mutualismo sostenibile. Per questo motivo, lo scambio di conoscenze tra spazi diversi è fondamentale per sviluppare solide basi per il movimento dell’economia solidale. Tutto ciò permette la condivisione di esperienze, sfide ma anche strategie per rispondervi, in un modo che non sostiene le gerarchie della conoscenza, ma che vede invece la produzione di conoscenza rivoluzionaria come un processo orizzontale e dal basso verso l’alto.