Il Jazz dell’economia solidale coinvolge un milione di italiani
Siamo forse un milione, sparsi un po’ ovunque in tutta Italia, con migliaia di iniziative, organizzazioni, imprese e comunità solidali. Creativi, resistenti, resilienti, mutualisti, cooperativi, utopisti, pratici, trasformativi e spesso (ri)belli. Ma facciamo fatica a metterci in rete e ad avere una visione comune: per farlo, dovremmo ascoltarci di più e, grazie all’intelligenza collettiva… provare a fare sempre più jazz.
Mi spiego: in un’associazione che ha come scopo quella di costruire, essere e fare rete come RIES, in maniera plurale, partecipata, democratica (nel senso più profondo del termine), solidale e ambiziosa (perché non vogliamo rimanere 3 gatti) è naturale, sano ed una ricchezza che ci siano opinioni, idee e approcci diversi.
E proprio perché molti di noi hanno alle spalle la storia di Rete Lilliput e di tante altre esperienze associative e di organizzazione collettiva, ne conosciamo anche i limiti e il bisogno di continuare a “sperimentare”, senza però lasciare che questo ci chiuda in un cerchio autoreferenziale. Una delle dimensioni di trasformazione che abbiamo affrontato nel Forum sociale mondiale delle economie trasformative è quella delle relazioni di potere: non solo il potere politico, pubblico e delle istituzioni (con un sistema di democrazia rappresentativa che rappresenta sempre meno i cittadini e sempre più interessi economici privati, concentrando il potere in poche mani), ma anche il potere nelle organizzazioni e reti di movimenti come il nostro. Bisogna lavorare a come distribuirlo invece di concentrarlo, come condividere responsabilità, ruoli e funzioni, come dare voce e ascoltare tutti in maniera attiva, polifonica, senza però che si confonda la ricerca di consenso con un assemblearismo dove alla fine prevale la cacofonia (o chi fa la voce più grossa).
Non ci occorre uno spartito scritto, dove tutti suonano all’unisono seguendo la bacchetta del direttore d’orchestra. Dobbiamo invece arrivare a fare jazz (e divertirci facendolo), con una base comune e un senso del ritmo che si acquisisce con molta pratica insieme, ognuno con gli strumenti che preferisce.
Per questo non ci sono soci o organizzazioni più importanti di altre e che contano di più (perché “rappresentano” più soggetti territoriali, fanno più cose, hanno più esperienza, ecc.): vogliamo essere un’associazione dove tutti – nella diversità di struttura, competenze e composizione – contano ugualmente, nella logica della rete collaborativa e mutualistica. Non siamo in competizione e nessuno ha un’esclusiva. Vogliamo sommare, moltiplicare, non dividere.
La strategia che portiamo avanti è esito di questo lavoro collettivo, che nasce dalla storia e dall’eredità del Tavolo RES e del movimento dell’ES, dalla cui esperienza la RIES è nata. Mantenendo la barra dritta verso un orizzonte condiviso, la costruzione di Comunità solidali che sappiano valorizzare le energie positive di ogni luogo e interconnetterle tra loro e con altri. Questo processo, nato dal lavoro sinergico di tutti i soci della RIES, si sta arricchendo con un confronto continuo anche con non-soci, fatto di incontri, relazioni, dibattiti: un processo voluto fortemente, consapevoli che la complessità del nostro mondo contemporaneo, che vede diverse nostre pratiche assunte dal sistema capitalistico, richiede una capacità di risposta sistemica, che sappia guardare anche in modo divergente al ruolo che gli attori delle economie solidali possono avere nel rispondere alle urgenze attuali.
Abbiamo la possibilità di continuare a fare incontri online (ne troverete già molti questo mese segnalati nell’agenda), abbiamo discusso a lungo e con documenti condivisi la costruzione di una strategia comune, stiamo sperimentando modalità di alimentare il dialogo a distanza e di mettere a fuoco insieme obiettivi, attività, campagne, strumenti e progetti che sono la linfa vitale della rete – il tutto in un contesto, quello che stiamo vivendo dall’inizio da due anni a questa parte – che non ci semplifica l’incontro.
Con la prossima assemblea dei soci, accolta a Bergamo dal nuovo DESS (il 19 e 20 marzo), la RIES compie due anni. Un periodo intenso e complesso. L’impegno, la passione, l’energia e il tempo che impieghiamo (e che si sommano a quello che facciamo nelle nostre realtà territoriali, comunità e organizzazioni) sono preziosi. Non disperdiamoli. Coltiviamoli – e arrangiamoli – insieme.
[Jason Nardi, presidente RIES]