Pastaparola, un sogno diventato realtà nel quotidiano
di Fulvia Cavalieri
“Ho lavorato tanti anni con le persone con disabilità e con le loro famiglie. C’era un sogno in tutte (o quasi) le famiglie: vedere il proprio figlio camminare, anche dopo la scuola, in un ambito di “normalità”, con persone con cui condividere relazione, lavoro, progetti.
Ma il nostro mondo non è pensato per contenere le nostre fragilità e trasformarle in risorse.
E’ un mondo in gara a chi guadagna di più e più in fretta, e i nostri ragazzi perdono inesorabilmente”.
Marilena però non si è arresa.
E con l’aiuto di suo figlio John ha provato a demolire questo assunto.
Dopo tanti anni sono passati tanti ragazzi e molti si sono fermai nella sua comunità familiare e da qualche anno la stessa comunità da luogo di vita è diventato anche luogo di lavoro, sempre e comunque un luogo di storie.
Perché a Pastaparola, così si chiama questa impresa sociale, storie diverse, di ragazzi, di adulti, di anziani e anziane si sono mescolate e hanno fatto nascere un intreccio caloroso, ricco, anche un po’ complesso e intricato, ma pieno di speranza.
Marilena è andata in pensione dal suo lavoro di ostetrica e ha investito il suo TFR in un laboratorio di pasta fresca e poi anche di dolci.
Ha raccolto le ricette tradizionali della nostra terra, della bassa ovest parmense, e le ha realizzate. Ma chi ha vissuto l’infanzia e la giovinezza in un mondo in cui tutto era fatto in casa e i cappelletti si facevano come diceva la nonna, sa che le signore che hanno portato le loro ricette a Marilena, hanno portato anche il racconto dei loro affetti, del Natale di 50 anni fa, della domenica quando a tavola si portava anche la torta.
E la torta era sempre la stessa, quella della festa, appunto. Marilena, John e gli altri ragazzi hanno scelto per tortelli, cappelletti, mezze maniche, passatelli, tortelli dolci e peschette dolci quale ricetta seguire (come sappiamo per le ricette tradizionali ci sono molteplici versioni familiari).
Sono poi arrivate le ricette delle torte, torte tradizionali di un paese o di una frazione o di un piccolo territorio.
A proporre le ricette sono le signore depositarie di un sapere casalingo, segno di profonda divisione di ruoli, ma anche di profondo legame con la propria tradizione. Le loro storie hanno incontrato le storie dei ragazzi della Dimora (così si chiama la comunità familiare) e dei ragazzi che si aggiungono dal territorio.
Poi in questo bel cammino sono arrivati i Gas, prima quelli di Fidenza e Salsomaggiore, poi i Gas della provincia. I prodotti sono stati apprezzati e c’è tutta l’intenzione di continuare il percorso insieme. I Gas di Fidenza e Salsomaggiore hanno proposto a Pastaparola di partecipare al mercatino mensile fidentino e speriamo di riuscire prima o poi a concretizzare quest’ultimo progetto.
Intanto continuano ad arrivare ricette ed è bellissimo vedere come questo progetto di inclusione mostri chiaramente che tutti abbiamo bisogno di essere riconosciuti e apprezzati, per quello che siamo, per le nostre storie, per ciò che realizziamo, ma anche per il nostro faticare.
Senza mollare mai.
Anche grazie a donne come Marilena Porcari.